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Sabato 12 Settembre

Terme Tettuccio ore 21.15
 
 

SERENATE ROMANTICHE

Orchestra da Camera Fiorentina

Giovan Battista Varoli , direttore
Yehezkel Yerushalmi , violino


Musiche di N. Garofalo e F. Mendelsshon

 

 

 

PROGRAMMA


N. Garofalo
Bagatella per archi nr. 1 e 2 – Prima esecuzione assoluta

P.I. Čajkovskij
Serenata per archi in Do Maggiore Op. 48
Pezzo in forma di Sonatina. Andante non troppo Valse. Tempo di valse. Moderato
Elegia. Larghetto elegiaco
Finale. Tema russo. Andante

F. Mendelsshon
Concerto in Re Minore per violino e orchestra Op.64
Allegro
Adagio
Allegro

Giovan Battista Varoli - direttore

Ha frequentato il Conservatorio Cherubini di Firenze, diplomandosi in pianoforte con Fiorella Lofaro, in composizione con Rosario Mirigliano e in direzione d'orchestra con Alessandro Pinzauti. In veste di pianista è risultato vincitore assoluto di vari concorsi e rassegne e ha svolto attività concertistica come solista e accompagnatore di cantanti. Come compositore è stato segnalato in varie rassegne e le sue composizioni sono state eseguite a cura di vari enti e istituzioni tra cui: l'Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma, la Scuola Normale di Pisa, l'Accademia Filarmonica di Bologna, l'Istituto di Cultura Francese di Firenze, la Scuola di Musica del Testaccio di Roma. Ha approfondito lo studio della direzione d'orchestra soprattutto con il M° Jorma Panula, ma anche con il M° Julius Kalmar e con il M° Daniel Lewis presso la Manhattan School of Music di New York. E' stato direttore stabile del GAMO Ensemble (ensemble di musica contemporanea del Gruppo Aperto Musica Oggi di Firenze) e ha collaborato in questa veste alla realizzazione di vari progetti con istituzioni come Tempo Reale e il Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano, dirigendo varie prime esecuzioni assolute. E' stato direttore stabile dal 1998 al 2003 del Coro Harmonia Cantata di Firenze, nato nell'ambito della Scuola di Musica di Fiesole e diretto da direttori come Gabbiani, Inbal, Lu Ja, Bartoletti. E' direttore stabile dell'Ensemble del Maggio Musicale Fiorentino. Varoli ha collaborato con solisti come Shlomo Mintz, Franco Maggio Ormezowsky, Andrea Lucchesini. In veste di direttore stabile dell' dell'Ensemble del Maggio Musicale Fiorentino. collabora, oltre che con Estate Regina, con varie istituzioni concertistiche. Ha inciso l'opera Zingari di Ruggero Leoncavallo, il Requiem di Domenico Cimarosa, La Scala di seta di Gioacchino Rossini. E' presidente e direttore musicale di Maggio Fiorentino Formazione, Accademia di alta formazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

Yehezkel Yerushalmi - violino

Nato in Israele, dove ha studiato con Ram Shevelov e dove si è perfezionato successivamente con alcuni dei più importanti violinisti, come Menuhin, Stern e Szering. Si è esibito come solista negli Usa, in Giappone, Russia, Spagna, Francia, Italia, Israele e in altri paesi, suonando per orchestre rinomate e sotto la guida di importanti direttori come Mehta, Giulini, Maazel, Osawa, Sinopoli, Prêtre, Muti e Bychkov. Yehezkel Yerusalmi ha collaborato come spalla in molte orchestre come l'Orchestra da Camera di Israele, l'Orchestra Filarmonica di Stoccarda, l'Orchestra della Suisse Romande, l'Orchestra di San Paolo e altre. Dal 1985 riveste il ruolo di Primo Violino su invito del direttore dell'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino Zubin Mehta. Oltre alla sua grande esperienza come spalla dell'orchestra, si è dedicato con passione alla musica da camera, dando vita a un vasto repertorio ed esibendosi in numerosi concerti e recitals. Yehezkel Yerushalmi è tra i fondatori del Festival Estate Regina di Montecatini Terme, che vede coinvolti nell'Orchestra Regina e in varie formazioni cameristiche, i musicisti Maggio sotto la direzione, tra gli altri, di Zubin Mehta, Yuri Aronovich, Ivor Bolton, Julia Jones e Daniel Oren. Negli ultimi anni ha scritto una nuova edizione delle Sonate e Partite per solo violino di J. S. Bach, con importanti innovazioni relativamente a nuove tecniche che semplificano lo studio della partitura.

 

Note di sala

Prima esecuzione assoluta delle due bagatelle per archi Spatium e Tempus scritte l'anno scorso da Nadir Garofalo. Che le spiega così: «Vogliono essere dei lampi descrittivi dello Spazio e del Tempo (durano complessivamente circa 6 minuti), il primo con la sua apertura melodica ed eterea, il secondo con il ritmo pervicace del contrabbasso e i giocosi "glissando" delle viole e dei violini. I brani si inseriscono come i primi di una raccolta "in itinere" dove il compositore continua a vestire di poche ed intense note alcune categorie universali».
Talento precoce non solo in campo musicale, Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-47) cominciò lo studio della composizione a undici anni con Friedrich Zelter, direttore della Singakademie di Berlino e consigliere musicale di Goethe. A tredici scrisse il Concerto in re minore per violino e orchestra la cui partitura è riemersa dall'oblio solo nel secondo dopoguerra; la sua prima esecuzione di deve al grande Yehudi Menuhin. Il movimento d'apertura fa tesoro della contemporanea tecnica violinistica italiana e francese di Viotti, Rode, Kreutzer. L'«Andante» ha l'aspetto di una romanza senza parole che preannuncia, in certe inflessioni della melodia, l'altro Concerto per violino di Mendelssohn, quello in mi minore del 1838-44. Il Rondò conclusivo è pagina elegante e fantasiosa, un po' ammiccante, non particolarmente elaborata sul piano virtuosistico, come del resto l'intero Concerto. E ancora ragazzo era Mendelssohn quando compose, nel 1826, l'ouverture al Sogno di una notte di mezza estate ispirata all'omonima commedia di Shakespeare. Il pezzo venne ascoltato la prima volta (nella versione per pianoforte a quattro mani, interpreti Mendelssohn e la sorella Fanny) in un concerto privato nella casa dei genitori, pubblicamente a Stettino nel febbraio 1827; e alla première parigina del 1832 l'autore si produsse addirittura come timpanista. La partitura – testimone dell'infatuazione che l'Ottocento ebbe per Shakespeare, considerato un precursore del romanticismo – non venne concepita per introdurre una qualche messinscena della commedia, ma come pagina sinfonica autosufficiente che descrive e riassume in note lo spirito del testo. Audacia elfica e candore fatato risplendono da questa ouverture levigata in cui tutto (la struttura, la scelta dei colori strumentali e il loro impasto, il modellato delle melodie, la calibratura delle diverse emozioni) suona perfetto. Mendelssohn vi ritornò sopra nel 1843 aggiungendovi undici altri pezzi, stavolta a uso di un allestimento della commedia promosso dalla corte di Berlino.

 

 

 

 

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